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Travel Stories

Reisegeschichten

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Il Terzo Paradiso

Storia di Alex Crevar | foto di Paolo Ciaberta

Il penultimo giorno di un viaggio di una settimana attraverso la Calabria meridionale, il nostro percorso si è orientato verso l'alto, lasciandosi alle spalle la civiltà. Non era una cosa insolita. Il tracciato ciclistico che abbiamo seguito, la Ciclovia Parchi Calabria, lunga 338 miglia (545 chilometri), è stata progettata per guidare i ciclisti lungo le strade tranquille, spesso prive di auto e talvolta montuose, che collegano l'interno remoto, non industrializzato e poco apprezzato della regione peninsulare.
Per ore e ore – rotolando verso sud e in senso longitudinale attraverso la Calabria – i nostri unici compagni sono stati i pastori che chiamavano le greggi, gli antichi faggi e i pini bosniaci alti circa 40 metri.
Eppure, quando abbiamo raggiunto la vetta, qualcosa ci è sembrato diverso, più sereno. La luce e l'aria sono cambiate, diventando più luminose e più pure. Pedalando, il motivo divenne evidente: da questo crinale in cima alla penisola calabra, sia il Mar Tirreno a ovest che il Mar Ionio a est si affacciavano alla vista, riempiendo il panorama con una rara apparizione congiunta.
Ho chiuso gli occhi. Per quel raro momento, il mondo si fermò. Il mio respiro si fondeva con la brezza marina che mi cullava da tutte le direzioni. Riaprendo gli occhi, saltai in sella, iniziai a scendere e ripensai all'inizio di questo viaggio. Stavamo “cavalcando” da cinque giorni. Sembrava una vita.

In undici dal Pollino allo Stretto

Angelo Melone

C’è una Calabria diversa da quella che monopolizza gli spot pubblicitari dell’estate. È diversa per le caratteristiche del territorio, bellissimo, lontano dalle celebri località marine e dai tratti di co-sta affascinanti ma spesso ingolfati da un turismo ossessivo; è diversa anche nei turisti che la attraversano e nel rap-porto che gli abitanti hanno con loro. È la Calabria della natura impressionante, dei silenzi e delle foreste, dei laghi e delle strade poco trafficate, dei paesi poco rovinati dalla speculazione che nascondono tesori d’arte e di storia, della percezione del mare anche ad alta quota, di alberghi, trattorie (magari in un bosco, lontane da tutto) e locande in cui vieni accolto con un sorriso e rifocillato di cibo buonissimo, spesso a km zero, fino a non poterne più.
L’abbiamo attraversata a metà maggio seguendo una affascinante proposta di viaggio in bicicletta: è la Ciclovia dei Parchi della Calabria, il progetto che si sta facendo strada in tutta Europa tra gli amanti del “viaggio lento”: 545 chilometri e oltre diecimila metri di dislivello (sono tanti: due volte il Monte Bianco) in 4 parchi naturali e tra due mari, da Laino a Reggio Calabria attraverso Pollino, Sila, Serre, Aspromonte.

Mit dem Rad durch das bunte Herz Kalabriens

Angelika Hinteregger e Reinhard Maxbauer 

Tag 1: Von Lago Cecita nach Sila piccola
Früh morgens öffnen wir die Türe unserer Unterkunft. Sonnenstrahlen treffen auf unser Gesicht, lautes Hupen ertönt von den Straßen und die Menschen sind bereits energischen Schrittes unterwegs. „Ciao Angelika e Reinhard!“, ruft uns Francesco entgegen und strahlt uns an. Wir sind in Kalabrien angekommen, also an der Südspitze Italiens! Die nächsten fünf Tage wollen wir einem Teil des „Ciclovia Parchi Calabria“ folgen, dessen Name sich etwa in „der Radweg der Kalabrischen Parke“ übersetzen lässt. Der Weg führt über den kalabrischen Apennin und durch vier Natur- und Nationalparks und weil wir beide noch nie in Kalabrien waren, klingt das nach einem maßgeschneiderten Abenteuer für uns! 
Der Himmel ist strahlend blau, die Temperaturen liegen Mitte November bei angenehmen 16 Grad und die Landschaft erstrahlt in allen erdenklichen Herbstfarben. Die ersten Kilometer rollen wir ohne Anstrengung am See entlang, bis wir links auf einen Feldweg abbiegen. Aufgrund der heftigen Regenfälle der letzten Woche wird der Schotterweg bald zur Schlamm-Piste und wir versuchen mit akrobatischen Bewegungen, irgendwie doch nicht in die nächste Pfütze zu rutschen. Mit Erfolg! Der Weg wird steiler und wir müssen das Rad immer wieder schieben. Hatte Francesco nicht gesagt, hier es gäbe keine steilen Wege? Wir genießen die kleine Challenge und kommen vorbei an Weiden und Feldern, an Kartoffelbauern, die gerade ihre Herbsternte von den Feldern einholen und radeln entlang von kleinen Bächen und idyllischen Wiesen. Immer wieder bekommen wir einen Blick auf die umliegenden Hügel, die dank der verfärbten Blätter in vielen Rottönen leuchten. Ein kleines Naturspektakel mitten im Sila Nationalpark! 
Zurück auf Asphalt gibt es immer mehr „Ciclovia Parchi“ Hinweisschilder und dank der durchwegs sanften Steigungen sollte Francesco doch noch Recht behalten.

Wild Calabria

paolo penni martelli 

Abbiamo pedalato la Calabria da Nord a Sud, attraversando le montagne e i quattro parchi naturali: il Pollino, la Sila, le Serre e l’Aspromonte. Quando alla fine siamo arrivati a Reggio Calabria, ci siamo lasciati alle spalle cinquecentosessantasettevirgolaventisei chilometri e diecimilacentonovanta metri di dislivello, per un tempo complessivo di ventisette ore e cinquantotto minuti.
Iniziamo da Laino Borgo, giusto il primo paesino calabro che si incontra provenendo dalla Basilicata. Prepariamo le bici per il giorno dopo e poi via a cena. E qui già capiamo quale sarà uno dei grossi problemi del nostro viaggio: non ingrassare (alla fine del racconto ci saranno sorprese, ve lo prometto).
Ci avevano detto come in quei giorni fosse in giro per l’Italia un certo Caronte, ma nessuno si aspettava di dover leggere sul computerino della bici 48 °C, oltretutto mentre stavamo pedalando, mica fermi sotto il sole. 48 °C sono tanti, troppi; avevo letto da qualche parte che dai 50 °C in poi la vita dell’uomo è in serio pericolo. Tutto bene, insomma: eravamo davvero lontani solo due gradi dall’estinzione? Con tutta la saggezza che ci contraddistingue, decidiamo di fare pausa obbligatoria dalle 13 alle 16, ogni giorno, giusto per evitare anche gli insulti dei nostri genitori. Sembrava di avere costantemente un phon acceso di fianco alla faccia. Dio, quanto avrei desiderato avere i capelli, se non altro per poterli bagnare e sentirli asciugare in pochi secondi. Invece no, nessuno di noi poteva provare l’ebbrezza di questa esperienza. Il nostro gruppetto è una compatta classe 1983. Ultimi superstiti di un’adolescenza senza cellulare né internet, da piccoli sognavamo di viaggiare e di vedere il mondo. Ora i sedicenni sognano di essere idoli nei social, senza muoversi da casa. Noi, che di anni ne abbiamo compiuti quaranta, ci concediamo il lusso di essere attraenti anche senza peli sulla testa (che poi, se i capelli fossero importanti, starebbero dentro la testa). Insomma, ci presentiamo. Buongiorno Calabria! Siamo i ragazzi di Alvento e prima d’ora non ti abbiamo mai conosciuta.

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